CHI, COSA, COME

CHI… COSA… COME.

A seguito di un percorso sulla prevenzione sull'uso di alcol, droghe e sesso non protetto promosso dall' Azienda USL e Ospedaliera e condotto dall' Unità di Strada di Parma, Spazio Giovani, Reparto Infettivi e Cooperativa Gruppo Scuola, un gruppo di studenti, ragazze e ragazzi dai 16 ai 17 anni dell'Istituto Professionale I.P.S.I.A. "Primo Levi" e dell'Istituto Statale "Pietro Giordani", ha partecipato a un laboratorio tra parole e disegno.

Durante il laboratorio ogni partecipante ha scritto una lettera… a se stesso, come fosse un fratello minore al quale rivolgersi e dare consigli su come affrontare il futuro, incoraggiandolo ma anche mettendolo in guardia dai rischi che riserva. Da qui il nome del laboratorio, "… a futura memoria", ai se stessi che diventeranno.

Nei quattro incontri (di due ore ciascuno) i ragazzi hanno realizzato una lettera in parole e disegni, una tavola autoconclusiva, preceduta dallo studio del soggetto (in parole e bozzetti), dallo storyboard (per guidare la composizione grafica finale ad opera del docente) e dai testi e disegni definitivi.

Gli sfondi sui quali sono state composte le lettere, sono stati scelti dai partecipanti tra una ventina di opzioni. Lo sfondo fotografico non ha solo lo scopo di personalizzare la base della lettera, ma anche di incoraggiare la partecipazione dei ragazzi a percepire i propri disegni esteticamente migliorati dallo sfondo grafico.

Disegnare è un esercizio che rivela di sé informazioni altrimenti celate, occorre quindi stimolarne la realizzazione anche per superare l'imbarazzo personale di chi ritiene di non esserne capace. Il disegno, basandosi sull'azione di percepire spazi, contorni, rapporti, luci e ombre, richiede un coinvolgimento emotivo che esula dalla tendenza analitica quotidiana, agevola dunque la collaborazione dei ragazzi che possono esprimere se stessi fuori dai binari della lezione tradizionale.

La lettera a "se stesso" nasce dalla necessità di creare nei ragazzi una suggestione coinvolgente: è stato chiesto loro di tenere la propria foto sul tavolo e di autoritrarsi, di guardare negli occhi "quell'altro io" che avevano in foto di fronte a sé. Occorreva creare una provocazione emotiva per evitare che un destinatario indefinito, immaginario o distante facesse perdere l'autenticità del contenuto della lettera. A se stessi sarebbe stato molto più difficile mentire o prendere le distanze. Rivolgendosi a se stessi sarebbero stati... coinvolti.

Per incentivare ulteriormente il coinvolgimento dei ragazzi, le lettere sono state inserite in un video doppiato dagli autori stessi: non solo le loro parole scritte e disegnate, ma anche pronunciate, per leggere la propria lettera ascoltandola con la propria voce.